grafica Fake News

Come si combatte la disinformazione?

Uno dei mali peggiori di questa epoca è la disinformazione.

Come si combatte? Informandosi dalle fonti ufficiali, ad esempio, evitando Blog o testate di dubbia provenienza e preferendo quelle con solida reputazione, testate giornalistiche che abbiano la registrazione presso un tribunale (Legge 47/1948) o cercando direttamente gli enti di competenza per la notizia.

Tuttavia è sempre più difficile risalire alle fonti, anche per via dell’Intelligenza Artificiale che può creare immagini, modificare e creare video, effettuare doppiaggi con testi modificati. L’AI può far parlare le persone, come accade in un famoso video con Obama.

Insomma, è vero che l’umanità non ha i mezzi per capire cosa è vero e cosa è falso. D’altronde le notizie false hanno sempre una piccola base di verità, per sembrare credibili, e vengono modificate per fini economici, per arricchire chi le crea.
Ad esempio mi sorprendo di vedere sempre un reel, su un social famoso, con un attore che effettua strani balletti e vive incomprensibili momenti pur sapendo che questi conduce una vita riservata ed evita i social.
Oppure c’è la stranezza degli articoli, falsi e costruiti appositamente, che confermano le nostre paure come è accaduto con i vaccini e il Covid.
È possibile affermare che, appena ci sono eventi interessati e virali, le fake-news si attivano per fidelizzare i proprio gruppo selezionato fra le persone che hanno dubbi e cadono nelle trappole della persuasione.
È faticoso cercare la fonte, e quindi al contrario risulta facile credere a quello che conferma i dubbi, che conferma i nostri bias cognitivi, ovvero le distorsioni mentali che ci distanziano dal raziocinio e la realtà.

Il bias cognitivo conferma che una nostra previsione è vera, anche se ogni evidenza dimostra che non lo è.

Come possiamo difenderci dalla disinformazione?

Esistono alcuni mezzi, semplici e immediati, che possono venirci in aiuto.
L’unica condizione è la volontà, la volontà di conoscere la verità.

Un’altra forma di difesa consiste nell’evitare di discutere con una vittima della propaganda perché rischi di entrare in un circuito di giustificazioni assurde a cui queste persone credono, con la conseguenza di una forte forma di gastrite.

D’altronde è inutile parlare con chi non vuole ascoltare.

“Edward: Poche persone mi stupiscono.
Vivian: Sei fortunato, la maggior parte mi sciocca a morte.”
[Pretty Woman]

La generazione senior, da quello che riscontro, poco abituata al digitale è più a rischio in quanto si fida di qualsiasi cosa letta in rete, soprattutto se è convalidata da una forte fede politica o religiosa.
Mi auguro che le nuove generazioni siano più preparate e riescano a difendersi dalle fake-news.

L’altro giorno ho incrociato un programma veramente interessante, creato per Rai Scuola, che illustra dettagliatamente quello che può essere fatto per difendersi dalla disinformazione.
Il programma si intitola Digital Word vs Fake News, e ne consiglio la visione.
Nel programma ad un certo punto illustrano come un folto gruppo di persone, affezionate a un’idea complottista, sia passata in una notte a sostenere la Russia nel conflitto contro l’Ucraina.

Mi spaventa la semplicità con cui si riesce a persuadere le persone… a te no?
Siamo davvero così deboli e plasmabili?

Se vuoi sul web ci sono alcuni siti interessanti che possono salvarci da qualsiasi falsa notizia.
Ad esempio, puoi seguire Facta News, il cui progetto è nella ricerca di verità e falsità.
Pagella Politica che, numeri alla mano, conferma e smentisce le affermazioni dei politici.
Il gruppo di ricerca IDMO Italian Digital Media Observatory che monitora il fenomeno e News Guard che fornisce un punteggio, riportando le fonti, sulla veridicità di una notizia.
Poi ci sono gli indagatori di bufale, come Paolo Attivissimo e il team di Bufale.net.
Esiste anche un motore di ricerca, FakeBusters, che indaga sulla qualità e attendibilità di un articolo.
Per tutti questi siti ci sono i rispettivi account social e anche le chat, come Telegram e Whatsapp.

Segnalo che la Commissione Europea ha realizzato delle linee guida (questo è il Link), messe a disposizione di insegnanti ed educatori, volte a contrastare la disinformazione grazie all’alfabetizzazione digitale.

Chi guadagna dalla disinformazione?

Leggendo alcuni articoli, pare che la disinformazione goda di un business miliardario.
La Repubblica indica una decina di siti inaffidabili, fra i più noti.
Nel programma tv Digital Word vs Fake News, citato sopra, parlano di grandi aziende situate in tutto il mondo e una delle più note lobbi ha sede a San Pietroburgo.

Insomma, ci sono molti, troppi soldi in gioco e questo business si evolverà ulteriormente.
Sta alla noi, e alla nostra responsabilità civile, cercare la verità perché la disinformazione non è una goliardia da social ma è capace, come dimostrano le statistiche, di creare insurrezioni e manifestazioni, rovesciare governi e persino mettere a rischio la vita di innocenti.

Oltre tutto questo ricordo che la diffusione di notizie false in Italia è un reato in quanto (fonte Wikipedia) “l’art. 656 c.p. stabilisce che: “Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato [265, 269, 501, 658], con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309″. Dal 2018 è possibile inoltre segnalare le fake news direttamente sul sito della Polizia postale.”

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